[ scarpe e mutande ]
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Vincent - Il mio baule non è ancora arrivato, ed è una cosa che mi secca…[1] | |||||||||
L’opera d’arte non sarebbe il disvelamento del bello, ma il disvelarsi della verità?
Proprio nella stessa lettera in cui dichiara di tenere per “la verità” e il vero, Vincent si intrattiene su banali fatti del tutto pratici:
Noi prendiamo una cosa d’uso [3], come un paio di mutande, di guanti o di scarpe e crediamo di poter dire cosa sia questa cosa in assoluto.
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Come tirata per la cordicella di una berceuse l’opera prende a dondolare incessantemente fuori dalla raggiera di un unico punto di fuga. Per metterla in riga e afferrarla occorrerebbe farla passare almeno per due punti, proprio così come avviene per una linea in geometria intuitiva elementare. E allora perché non farla passare proprio per dove aborrisce transitare?... tra i due astri d’inerzia che hanno preso ad illuminare la modernità: la verità e il prezzo?
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...E anche la luce! Anche la luce vuole stringere nel pugno; che la tenga sulla tavolozza o dentro quei tubi di colore industriale commissionati con precisione elettrica…
Le scarpe sarebbero un mezzo per e della verità (in riposo)?
Questa indifferenza dell’artista nei confronti del suo intero processo lavorativo e dell’opera prodotta, è troppo simile all’indifferenza del lavoratore salariato per non essere altro che l’essenza traslucida della generale indifferenza nei confronti di tutto ciò che viene prodotto nel dominante regime sociale del lavoro salariato.
L’opera d’arte è il disvelarsi della verità – ci ha detto Heidegger. Però, il modo di produrre l’opera d’arte nell’indifferenza (che si risolverà poi facilmente nel predominio del “decorativo”) non è per nulla indifferente alla verità stessa cui poi questa (nel consumo) ci farà pervenire: una verità indifferenziata. Se con le scarpe dipinte si arriva alla Verità è perché tanto si è riposto nella sua Verità assoluta quanto si è tolto alla verità determinata delle scarpe, dell’opera e dell’uomo all’opera, nelle loro percettibili determinatezze. |
[1] - Vincent a Theo, Auvers-sur-Oise, 25 maggio 1890 (n. 875-637).
[2] - Vincent a Theo, Saint-Rémy 12 febbraio 1890 (n. 854-626). In questa lettera Vincent per due volte si paragona ad un calzolaio. [3] - Heidegger, Origine Ni68, p. 2 - “L’elemento costitutivo della cosa la sua consistenza, sta nell’unione di una materia con una forma [Form]. La cosa è materia formata… Con la sintesi di materia e forma è finalmente trovato un concetto di cosa ugualmente valido per le cose di natura e per quelle d’uso”. [4] - Aristotele, De Republica, lib. I, cap. 9 (citato in K. Marx, Per la critica…, cit. pag. 37). [5] - Nel periodo in cui era ricoverato nell'ospedale psichiatrico Saint-Paul-de-Mausole, nel sud della Francia, vicino alla cittadina di Saint-Rémy, Van Gogh si lamentò più volte con il fratello di non poter visitare l'Esposizione di Parigi del 1889 perché era sotto terapia. Vedi anche lettere a Bernard in Materiali. [6] - L’ultima lettera di Vincent a Theo - Auvers-sur-Oise 23 luglio 1890 (n. RM25-652). [7] - Heidegger, Origine Ni68…, p. 25. Il brano citato è preceduto dal seguente: “L’arte è reale nell’opera d’arte. Perciò cerchiamo in primo luogo la realtà dell’opera. In che consiste? Se pur in modi diversi, le opere d’arte rivelano tutte un carattere di cosa. Il tentativo di concepire il carattere di cosa dell’opera con l’aiuto dei concetti abituali di cosa è andato incontro al fallimento. Non solo perché questi concetti non afferrano la cosità, ma perché, ponendo in questione l’opera sul fondamento del suo substrato cosale, la avvolgono in preconcetti che impediscono l’accesso all’essere opera dell’opera. Non è dunque possibile scoprir nulla circa la cosità dell’opera fin che non si è chiarito il puro stare-in-sé dell’opera”. Il puro stare-in-sé dell’opera corrisponde in qualche modo all’indifferenza delle “cose-merci” nei confronti degli uomini - Cfr. § [2a figura inesistente (sinottica)] [8] - K. Marx, Lineamenti…, cit., pag. 31-32. (Parafrasato in Imprinting i, cit., pag. 32). [9] - Oltre che nelle accezioni religiose, ebraiche o cristiane, mi piace annotare anche altri due significati di questo termine; di ordine mercantile (Tabernacolo: s.m. dal latino tabernaculum, der. di taverna, “baracca fatta di tavole di legno, bottega”) e di ordine militare e magico (Presso gli antichi Romani, tenda, attendamento militare; in particolare, la tenda costruita, secondo precise norme rituali (ad es. per l’orientamento) per il comandante militare perché potesse prendere in essa gli auspici). |
ALTRE FIGURE ESISTENTI Le varie versioni della Berceuse (Augustine Roulin) dipinte tutte ad Arles, come in una serie “industriale”, e soprattutto “popolare”. Da sinistra: - F 504; Arles, dicembre 1888; olio su tela cm. 92.0 x 73.0; Otterlo, Krölle Müller Museum; - F 505; Arles gennaio 1889; olio su tela cm. 93.0 x 74.0; New York, Metropolitan Museum; - F 506; Arles, gennaio 1889, olio su tela cm. 93x73; Chicago, The Art Institute of Chicago; - F 507, Arles marzo 1889; olio su tela cm. 91.0 x 71.5; Amsterdam: Stedelijk Museum; - F 508; Arles, febbraio 1889;olio su tela cm. 92.7 x 73.8,; Boston, Museum of Fine Arts. |
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§ [ scarpe e mutande ]
Nota 4 - “Sapete, ciò che mi dispiace molto di non aver visto all’Esposizione, sono una serie di abitazioni di tutti i popoli… Ebbene! Potreste voi che l’vete vista, darmene un’idea e soprattutto uno schizzo col colore della casa egizia primitiva. Dovrebbe essere molto semplice, un blocco quadrato, credo, su una terrazza – ma vorrei conoscere anche la colorazione . In un articolo ho letto che era azzurra, rossa e gialla… In un’Illustration ho visto uno schizzo di antiche abitazioni messicane, sembrano anch’esse primitive e bellissime… Ah! Se si conoscessero le cose di allora e si potessero dipingere le persone di allora, che hanno vissuto là dentro, sarebbe bello…” (lettera di Vincent a Bernard, n. 809 -B20, 8 ottobre 1889). Il 20 novembre 1889 (822-B21), nel p.s. alla lettera in cui manifesta la sua disapprovazione per le sacre rappresentazioni di Gauguin e Bernard, scrive: “Grazie comunque della descrizione della casa egizia. Avrei voluto sapere ancora se era più grande o più piccola di una casa contadina delle nostre parti; insomma le sue proporzioni in rapporto a una figura umana. E’ soprattutto per il colore che chiedo informazione”. A Vincent interessa la casa dell’uomo… e il suo odore... |
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ARTICOLI DA VIAGGIO mezzi di trasloco e altre restituzioni |
parte quarta H.D.S. MAROQUINERIES
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